Negli ultimi anni, la diffusione dei pagamenti digitali in Italia ha registrato una crescita costante, trainata da incentivi fiscali, obblighi normativi e innovazioni tecnologiche. Tuttavia, il quadro cambia radicalmente quando si osservano i piccoli comuni, dove il contante continua a essere il mezzo di pagamento più utilizzato. In queste aree, la scarsa disponibilità di infrastrutture bancarie e la minore familiarità con gli strumenti elettronici rallentano l’adozione del POS.
Una possibile chiave di svolta arriva oggi dal cash-in, un servizio che consente di incassare denaro contante tramite terminale POS o sportello automatico collegato digitalmente. Una soluzione che potrebbe rappresentare un ponte tra economia tradizionale e digitale, favorendo la modernizzazione dei pagamenti anche nei territori meno connessi.
Cash-in e POS: il divario tra città e piccoli centri
Secondo gli ultimi dati di Banca d’Italia e dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, nel 2024 oltre il 70% dei pagamenti in contante è stato effettuato in comuni con meno di 15.000 abitanti. Nelle grandi città, invece, la quota si riduce sotto il 40%, grazie a una maggiore diffusione di POS e wallet digitali.
Il problema non riguarda solo la tecnologia, ma anche l’accessibilità. Molti piccoli esercenti (soprattutto in settori come alimentari, artigianato e servizi di prossimità) non dispongono di infrastrutture bancarie vicine e devono recarsi fisicamente agli sportelli per depositare gli incassi giornalieri. Una perdita di tempo e di efficienza che rende meno conveniente l’uso dei sistemi elettronici.
Cash-in: come funziona e perché può fare la differenza
Il cash-in nasce per risolvere proprio questa esigenza: permettere a negozi, tabaccai o microimprese di accettare contanti e versarli digitalmente sul proprio conto senza doversi recare in banca. Alcuni operatori fintech e istituti di pagamento stanno già integrando nei loro POS funzioni di incasso fisico, in cui l’esercente deposita il denaro nel dispositivo e la somma viene accreditata automaticamente, con la stessa logica di una transazione elettronica.
Questi terminali “ibridi” combinano quindi due mondi: quello tradizionale del contante e quello digitale dei pagamenti tracciabili. Il vantaggio è duplice: da un lato si riduce il rischio legato alla gestione manuale del contante (furti, errori di cassa, costi di trasporto), dall’altro si favorisce la tracciabilità, che resta l’obiettivo principale delle politiche fiscali in vigore e di quelle previste per il 2026.
L’evoluzione normativa e l’obbligo del 2026
A partire dal 1° gennaio 2026, entrerà in vigore l’obbligo per gli esercenti di utilizzare POS integrati con la cassa fiscale, in grado di trasmettere automaticamente all’Agenzia delle Entrate i dati delle operazioni.
Questa norma, introdotta dal Ministero dell’Economia, punta a rafforzare la tracciabilità dei flussi di denaro e a ridurre l’uso del contante, che in Italia rappresenta ancora circa il 55% delle transazioni totali.
In questo contesto, i sistemi di cash-in integrato potrebbero giocare un ruolo decisivo, offrendo una via d’ingresso più accessibile alla digitalizzazione dei pagamenti.
Un commerciante di un piccolo comune, ad esempio, potrebbe incassare 50 euro in contanti e registrarli automaticamente nel sistema telematico del POS, rispettando così i nuovi requisiti normativi senza cambiare le proprie abitudini operative.
Le soluzioni già in fase di sperimentazione
Alcune fintech italiane e internazionali, tra cui myPOS, Nexi e Pagobancomat, stanno valutando l’integrazione di moduli di cash-in evoluti nei propri terminali, sfruttando le tecnologie contactless e i nuovi software Android compatibili con la gestione multi-canale dei pagamenti.
Parallelamente, Poste Italiane e alcune banche territoriali stanno sperimentando punti di deposito contante automatici per esercenti, collegati in tempo reale ai conti aziendali.
Si tratta di iniziative ancora in fase pilota, ma che mostrano la direzione del mercato: un’infrastruttura di pagamento più flessibile, in grado di gestire in modo unificato incassi digitali e in contanti.
Un ponte tra tradizione e innovazione
L’Italia resta uno dei Paesi europei con la più alta circolazione di contante, ma anche uno dei più dinamici nella crescita dei pagamenti elettronici. Il cash-in può diventare lo strumento che unisce questi due mondi, facilitando l’adozione del POS dove oggi è ancora percepito come un vincolo più che un vantaggio.
Con l’avvicinarsi del 2026, le soluzioni di pagamento capaci di combinare funzionalità digitali e incasso fisico potrebbero non solo accelerare la transizione verso la moneta elettronica, ma anche ridurre il divario economico e tecnologico tra le diverse aree del Paese.