Il fintech europeo aggiunge un nuovo unicorno alla lista. Flatpay, azienda nata in Danimarca nel 2022 e specializzata in soluzioni di pagamento per piccole e medie imprese, ha chiuso un round da 145 milioni di euro guidato da AVP, con la partecipazione di Smash Capital e di investitori già presenti nella società. Un’operazione che porta la valutazione dell’azienda a 1,5 miliardi di euro e conferma una crescita fuori dal comune: +400% di ricavi negli ultimi dodici mesi.

Il messaggio è chiaro: Flatpay vuole diventare uno dei riferimenti europei nel settore dei pagamenti per le PMI. E l’Italia è al centro di questa strategia.

Flatpay: un modello di crescita che ha convinto gli investitori

Nel comunicato del gruppo, il CEO e co-fondatore Sander Janca-Jensen definisce l’ingresso nel club degli unicorni “un traguardo eccezionale”, ma soprattutto un punto di partenza. I nuovi capitali serviranno per:

  • Rafforzare la presenza nei Paesi in cui Flatpay è già attiva
  • Entrare in nuovi mercati europei
  • Assumere nuovo personale per sostenere la domanda crescente
  • Scalare il modello operativo, basato su costi fissi chiari e tecnologia proprietaria

La società prevede un fatturato di 125 milioni di euro nel 2025 e conta oggi circa 1.400 dipendenti nel mondo. L’obiettivo, molto ambizioso, è moltiplicare per dieci ricavi e organico entro il 2029.

Un modello che punta sulla scalabilità: margini solidi, crescita a tre cifre, integrazione nativa tra POS fisici, pagamenti online e dashboard avanzate per i merchant.

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La strategia in Italia: 18.000 clienti e una rete in espansione

L’Italia è uno dei mercati più importanti per Flatpay.

La fintech ha stabilito la propria sede nazionale a Milano, da cui coordina un network che a oggi:

  • Conta oltre 18.000 clienti attivi, in gran parte esercizi food & beverage
  • Impiega più di 330 dipendenti
  • Prevede di raggiungere 550 persone entro i prossimi tre anni
  • Aprirà il decimo ufficio italiano entro fine 2025

Il target è chiaro: bar, caffè, ristoranti, pizzerie, enoteche e tutte le attività tipiche del Made in Italy che necessitano di sistemi di pagamento semplici, senza costi nascosti, con assistenza continua e accrediti giornalieri.

Flatpay propone una formula che ricorda quella dei grandi player europei nati negli ultimi anni: POS moderni, contratti trasparenti, costi fissi, servizi digitali evoluti e pagamenti integrati per chi lavora sia in negozio che online.

Perché questa operazione è rilevante per le PMI italiane

L’espansione di un nuovo player internazionale come Flatpay ha effetti immediati sul modo in cui le piccole imprese italiane possono gestire incassi e pagamenti. Ogni volta che un operatore entra nel settore, aumenta la concorrenza e, di conseguenza, cresce anche la possibilità per gli esercenti di trovare soluzioni più convenienti. Più scelta significa, spesso, canoni più bassi, condizioni più trasparenti e servizi costruiti realmente intorno alle esigenze di chi lavora tutti i giorni a contatto con i clienti.

C’è poi il tema della tecnologia. Le nuove realtà fintech portano con sé strumenti più moderni: POS evoluti, funzioni di analisi dei dati, collegamenti nativi con l’e-commerce, reportistica in tempo reale, trasferimenti rapidi e processi di riconciliazione automatica. Sono tutte soluzioni che fino a pochi anni fa erano riservate a grandi catene o a esercizi con budget elevati. Oggi, invece, stanno diventando accessibili anche per bar, ristoranti, negozi e artigiani.

Flatpay si inserisce proprio in questa tendenza, puntando molto su assistenza continua, dashboard semplici da usare e costi chiari. In un contesto in cui digitalizzare i pagamenti è ormai una necessità e non un’opzione, la presenza di un operatore in forte crescita può contribuire ad accelerare la modernizzazione dei piccoli negozi italiani.

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Outlook: regolamentazione e fiducia delle imprese

Una crescita così rapida, però, porta con sé anche alcuni ostacoli. Espandersi in nuovi Paesi significa fare i conti con normative diverse, regole di compliance stringenti e un quadro fiscale che cambia da Stato a Stato. Nel settore dei pagamenti questo aspetto è fondamentale: le aziende devono muoversi con precisione assoluta per garantire sicurezza, continuità e trasparenza.

C’è poi una questione culturale. Le PMI italiane sono abituate a lavorare con banche e fornitori storici e spesso guardano con cautela alle fintech straniere. Flatpay dovrà dimostrare, nei fatti, di offrire un servizio affidabile, semplice e conveniente nel lungo periodo. La fiducia non si conquista solo con un buon POS, ma con tempi di assistenza rapidi, onboarding chiaro e una continuità operativa impeccabile.

Infine, un round di finanziamento così consistente crea aspettative elevate. Crescere velocemente è importante, ma per consolidare la propria presenza in Italia serviranno stabilità, capacità di adattarsi al mercato locale e qualità del servizio costante nel tempo. Saranno questi i fattori che determineranno quanto Flatpay riuscirà a diventare un punto di riferimento nel mercato italiano dei POS.