Aprire il portafoglio per pagare una marca da bollo o un pacchetto di sigarette con la carta oggi è possibile, ma dietro quella “strisciata” si nasconde un problema di sostenibilità che preoccupa migliaia di tabaccai. Margini di qualche centesimo, costi fissi in crescita e un obbligo di accettare il POS per qualsiasi importo minano la redditività di un servizio pubblico essenziale. Il legislatore, consapevole del nodo micropagamenti, ha introdotto micro-commissioni e bonus fiscali, ma la riforma resta un cantiere aperto. Pagamento di marche da bollo e POS: come tutelarsi?

Perché le marche da bollo mettono in crisi il POS dei tabaccai

Vendere un contrassegno da 2 € o da 73,50 € significa incassare l’imposta per conto dello Stato e trattenere un aggio medio del 4,7 %. Su importi bassi parliamo di pochi centesimi, assorbiti quasi del tutto dalle fee bancarie. Su importi alti l’incidenza percentuale è più lieve, ma resta il rischio di trasformare la transazione in una vendita in perdita se il cliente paga con la carta.

Il tema è noto da tempo alla Federazione Italiana Tabaccai, che denuncia “una spirale di sostenibilità precaria” e chiede di sterilizzare i costi sulle operazioni di valore bollato.

Marche da bollo e POS: dal 1° luglio 2025 cambiano le commissioni (ma non per tutti)

Dal 1° luglio 2025 valgono le nuove offerte commerciali accettate da ADM: tariffe flat, con canone indipendente dal numero o importo delle transazioni, e forme di micro-rimborso per pagamenti sotto i 10. Non si tratta di un listino ufficiale a scaglioni percentuali, ma di condizioni commerciali proposte dagli acquirer.

Per mitigare il peso, il tax credit POS riconosce un credito d’imposta del 30% delle commissioni agli esercenti con ricavi sotto 400.000 €: l’agevolazione, confermata nella dichiarazione Redditi 2025 (quadro RU, codice H3), è compensabile in F24 e non concorre al reddito d’impresa.

Il combinato micro-tariffa + bonus fiscale riduce la perdita sulla singola operazione, ma non la elimina del tutto nei casi in cui il prezzo di vendita sia fissato per legge (sigarette, marche da bollo, valori postali).

Diritto d’impresa contro obbligo di servizio: la sentenza di Genova

La tensione fra obbligo di accettare pagamenti elettronici e libertà d’impresa è sfociata in tribunale. Il 12 luglio 2025 il giudice di pace di Genova ha annullato la multa a un tabaccaio che, nell’ottobre 2023, aveva rifiutato un pagamento Bancomat da 5,50 € per un pacchetto di sigarette. Il magistrato ha accolto la tesi difensiva: “i prodotti dei Monopoli hanno prezzo imposto e diventano vendita in perdita se gravati da fee non recuperabili”, fissando un precedente che la categoria intende far valere nei confronti del legislatore

La digitalizzazione dei pagamenti non può procedere per decreto se lascia indietro le reti di prossimità che garantiscono servizi essenziali, come la vendita di marche da bollo o la riscossione tributi. Le micro-commissioni Bancomat e il bonus POS sono passi nella direzione giusta, ma non bastano a riequilibrare un margine che resta spesso sotto i due centesimi.

Servono dunque politiche mirate: tariffe agevolate, infrastrutture dedicate e compensazioni automatiche. Solo così i tabaccai potranno continuare a svolgere il loro ruolo di cerniera fra cittadino, Stato e mondo digitale, senza essere costretti a scegliere fra l’innovazione e la sopravvivenza economica.