Offerte in chiesa con POS: non una boutade, ma una realtà che sta prendendo sempre più piede, scatenando discussioni. Negli ultimi mesi il dibattito sul “cestino digitale” delle parrocchie ha preso quota. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, intervenendo alla presentazione della piattaforma «Dona Italia», ha invitato la CEI a spingere l’uso dei pagamenti elettronici, ricordando che all’estero le offerte contactless sono la norma. Il vantaggio non riguarda solo la comodità: quando la donazione è tracciabile e l’ente religioso è iscritto al RUNTS, il fedele può dedurre o detrarre la somma versata, mentre la parrocchia semplifica contabilità e sicurezza del contante. Molte comunità italiane stanno già sperimentando totem, QR-code e lettori tap-to-donate, seguendo l’onda lunga che ha cambiato il volto della questua in tutta Europa.

Offerte in chiesa con POS: conviene veramente a fedeli e comunità?

Accettare carta, Bancomat o wallet digitale significa innanzitutto tracciabilità: il donatore riceve una ricevuta automatica e può recuperare parte dell’uscita in dichiarazione dei redditi (fino al 30% dell’importo donato, se l’ente religioso è iscritto al RUNTS e la donazione è effettuata con strumenti tracciabili).

Per la parrocchia i vantaggi sono altrettanto concreti:

  • Maggiore generosità: esperienze in Inghilterra e Grecia mostrano incrementi dal 15% al 40% dopo l’introduzione del contactless, perché l’assenza di contante non è più una “scusa”;
  • Sicurezza e tempi ridotti: niente conteggi manuali né depositi in banca, il flusso entra subito sul conto corrente;
  • Rendicontazione semplificata: i movimenti esportabili in CSV facilitano i controlli diocesani e la relazione annuale ai fedeli.

Le commissioni restano un tema sensibile, ma gli accordi quadro CEI-istituti bancari stanno portando costi fissi sotto l’1%, spesso assorbiti dall’intermediario (o dalla piattaforma stessa) come avviene nella diocesi di Reggio Emilia, dove i totem installati in Cattedrale non gravano né sui fedeli né sulle parrocchie.

Cosa serve per rendere detraibili le offerte in chiesa con POS: status ETS e RUNTS

Le parrocchie hanno già personalità giuridica come enti ecclesiastici, ma non tutte rientrano automaticamente tra gli Enti del Terzo Settore. Se vogliono far godere ai fedeli del vantaggio fiscale, devono:

  1. Costituire un “ramo ETS” dedicato alle attività caritative o culturali (statuto, codice fiscale e organi propri);
  2. Iscriversi al RUNTS (Sezione Religiose), aggiornando annualmente bilancio, relazione di missione e rendiconto per cassa;
  3. Accettare donazioni tracciabili (POS, bonifico, SDD, app) e rilasciare quietanza digitale conforme.

Il Codice del Terzo Settore prevede costi contenuti, ma richiede rigore amministrativo: per questo molte diocesi hanno avviato sportelli interni di supporto e, dal 2025, il portale «Dona Italia» integra già l’anagrafica RUNTS con la tessera CEI-O, riducendo la burocrazia per i parroci.

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Le prossime mosse: incentivi fiscali e roadmap CEI 2025-2026

Il Mef ha aperto a una detrazione unica del 30% fino a 1.000 € annui per le donazioni digitali a favore di enti religiosi iscritti al RUNTS. La misura, in bozza di legge delega sulla riforma fiscale, punta a equiparare il trattamento di parrocchie, fondazioni e associazioni laicali.

Gli obiettivi dichiarati sono: raddoppiare entro il 2026 il numero di parrocchie abilitate al POS (oggi circa 2.700 su 25 000) e portare la quota di offerte tracciate dal 6% al 25%. Una sfida ambiziosa, ma coerente con l’evoluzione dei consumi: secondo Banca d’Italia, nel 2024 i pagamenti cashless hanno superato il 40% del totale speso dalle famiglie italiane.