Pochi episodi irritano il cliente quanto un pagamento rifiutato senza una ragione apparente. E per l’esercente il problema è doppio: si rischia di perdere la vendita e si genera un clima di sfiducia.
Il saldo disponibile, però, è solo una delle variabili coinvolte in un pagamento elettronico.

Pagamenti rifiutati, ma la carta ha saldo: perché succede

Molte carte hanno limiti di sicurezza giornalieri o mensili, impostati dalla banca per prevenire abusi e transazioni sospette. È possibile avere saldo sufficiente ma superare il limite massimo di spesa contactless, quello dei prelievi o quello delle transazioni online. Ogni banca imposta i limiti in modo diverso e in alcuni casi non sono visibili immediatamente al cliente.

Ci sono poi i controlli antifrode automatici, attivi sui circuiti internazionali. Se una carta tenta di pagare in un luogo insolito, in orari atipici o dopo molte transazioni ravvicinate, il sistema può bloccarla temporaneamente anche se il saldo è ampio. È un meccanismo di protezione che interviene prima ancora che il cliente se ne accorga.

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La rete è un altro elemento da valutare. Un pagamento può essere rifiutato quando la connessione non riesce a completare il percorso tra POS, banca dell’esercente e banca del cliente. In questi casi il saldo non c’entra e l’unica soluzione è ripetere la transazione con una rete stabile o attendere qualche secondo.

Le carte virtuali o i wallet digitali aggiungono un ulteriore livello di controllo: se il token generato non coincide con i dati registrati dal circuito, il pagamento viene respinto anche quando il conto è pieno.

Infine, non va trascurata l’usura della carta. Un chip danneggiato, un contatto NFC che perde sensibilità o un POS non aggiornato possono generare rifiuti che sembrano misteriosi ma hanno spiegazioni tecniche molto semplici.

I pagamenti vengono rifiutati perché ogni transazione passa attraverso una serie di controlli che vanno ben oltre la disponibilità del conto. Capirlo significa gestire meglio il rapporto con il cliente e ridurre i momenti di imbarazzo in cassa.