Per un piccolo negozio, un bar o un’attività stagionale, la scelta del POS non è solo tecnica ma economica. Le formule oggi disponibili in Italia si dividono principalmente in due modelli: POS in abbonamento (con un canone fisso e commissioni ridotte) e POS a consumo (senza canone, ma con commissioni per ogni transazione). Comprendere quale convenga davvero significa valutare non solo il prezzo, ma anche il volume d’incassi elettronici, la stagionalità e le necessità operative.
POS in abbonamento o a consumo: quale scegliere
Modalità | Esempio | Canone / Costo fisso | Commissioni | Pro / Scenario ideale | Dove acquistarlo |
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A consumo (senza canone) | SumUp Solo Lite | 29–79 € una tantum (hardware), poi nessun canone | ~1,1 % su carte europee | Attività stagionali o con volumi incerti; semplicità e flessibilità | LINK SumUP |
A consumo (senza canone) | Axerve Smart POS Easy | Nessun canone mensile | Commissione applicata al transato | Perfetto per B&B/hotel piccoli con gestione economica semplice | LINK Axerve |
Canone stagionale/opzionale | Nexi SmartPOS Cassa+ | Canone stagionale (20–40 €/mese) | Commissioni da 0,9 % a 1,3 % secondo contratto | Attività stagionali regolari con flussi elevati: stabilità operativa | LINK NEXI |
POS in abbonamento: caratteristiche e quando conviene
Il modello a canone fisso prevede il pagamento di un abbonamento mensile o annuale. In cambio, l’esercente ottiene:
- Commissioni più basse sulle transazioni (in media tra lo 0,8% e l’1,2% per carte consumer nell’Eurozona).
- Terminale in comodato d’uso (spesso incluso nel piano, con assistenza e aggiornamenti software).
- Servizi aggiuntivi integrati, come dashboard di reportistica avanzata, gestione magazzino o integrazione con e-commerce.
Questo modello è consigliato a chi ha un flusso costante di pagamenti elettronici, ad esempio bar, ristoranti, minimarket, farmacie e professionisti con incassi regolari. Superata una certa soglia di transato (spesso intorno ai 1.500–2.000 € al mese), il canone si ripaga grazie alle commissioni ridotte.
Esempio pratico: un bar con 8.000 € mensili di incassi elettronici spende meno con un POS a canone (ad esempio 20 € al mese + 0,8% per transazione) rispetto a un POS a consumo con commissione del 1,5% senza canone.
POS a consumo: caratteristiche e quando conviene
Il modello a commissioni per transazione prevede nessun costo fisso, ma una percentuale trattenuta su ogni pagamento. In Italia, nel 2025, la media è tra 1% e 2% a seconda del circuito e del provider.
I vantaggi sono evidenti per attività con:
- Volumi bassi o saltuari di incassi elettronici (sotto i 1.500 € al mese).
- Stagionalità: ambulanti, mercatini natalizi, fiere, stabilimenti balneari o agriturismi aperti solo alcuni mesi l’anno.
- Partite IVA in avvio che vogliono testare il mercato senza costi fissi.
Esempio pratico: un artigiano che incassa 500 € al mese tramite carte paga circa 7,5 € di commissioni (1,5%), contro i 20 € minimi di un canone mensile. In questo caso il POS a consumo è più sostenibile.
POS in abbonamento o a consumo: differenze pratiche da considerare
- Durata contrattuale: i POS a canone prevedono spesso vincoli minimi di 12 mesi; quelli a consumo possono essere disattivati senza penali.
- Dotazione hardware: con l’abbonamento il terminale è quasi sempre incluso; con il consumo si paga il dispositivo una tantum (tra 30 € e 120 €).
- Assistenza: i provider a canone offrono di solito supporto prioritario e sostituzione rapida in caso di guasto, mentre i piani a consumo hanno assistenza più standard.
- Trasparenza dei costi: nel modello a consumo il prezzo varia con il volume; nel modello a canone è più prevedibile.
POS in abbonamento o a consumo: novità e trend di mercato
Secondo le più recenti offerte in Italia (Nexi, SumUp, Axerve, myPOS, Revolut POS Business), la tendenza è proporre modelli ibridi:
- Piani freemium a consumo che possono passare a canone al superamento di certe soglie di incasso;
- Abbonamenti flessibili con sospensione del canone nei mesi senza transazioni (pensati per attività stagionali);
- Maggiore attenzione a microimprese e professionisti, con soluzioni integrate di fatturazione e incassi digitali, anche tramite link di pagamento.
Quale modello conviene davvero?
Se incassi sotto i 1.500 € al mese, il POS a consumo è la scelta più vantaggiosa.
Se incassi sopra i 2.000 € al mese, il POS a canone diventa più conveniente grazie alle commissioni più basse.
Per attività stagionali o variabili, è utile valutare provider che consentono la sospensione o la commutazione automatica del piano.
Conclusioni
La scelta tra POS a canone e POS a consumo dipende dal volume medio di incassi elettronici, dalla continuità dell’attività e dal tipo di servizi richiesti. Confrontare bene i contratti e calcolare la soglia di convenienza aiuta a non pagare più del necessario e a garantire un incasso digitale semplice e sostenibile.