La decisione pronunciata il 12 luglio 2025 dal giudice di pace di Genova apre un varco inatteso nell’obbligo di accettare pagamenti elettronici: secondo la sentenza, un tabaccaio non può essere sanzionato se rifiuta la carta per l’acquisto di sigarette o altri prodotti soggetti a monopolio di Stato. Il caso, partito da una multa di 35,50 euro inflitta dopo la denuncia di un cliente, è stato ribaltato perché le commissioni bancarie azzerano l’aggio di vendita già esiguo. La pronuncia arriva in un momento in cui il Governo discute nuovamente i confini dell’obbligo di POS, dopo il mancato via libera europeo al tentativo di introdurre una soglia di 60 euro sotto la quale il commerciante sarebbe stato libero di rifiutare la carta.

POS tabaccai: la vicenda giudiziaria che cambia la storia?

Il tabaccaio genovese, multato nel 2024 per aver negato il pagamento con carta su un pacchetto da 5,50 euro, aveva prima perso il ricorso in Prefettura, poi vinto davanti al giudice di pace. La sentenza, pubblicata il 12 luglio 2025, evidenzia che le rivendite di generi di monopolio trasferiscono l’intero prezzo allo Stato trattenendo solo un’aliquota fissa: se parte di quell’aggio finisce alle commissioni del circuito POS, l’esercente subisce una perdita netta.

Il giudice ha dunque annullato la sanzione, riconoscendo che imporre il pagamento elettronico in queste condizioni viola la libertà d’impresa protetta dall’articolo 41 della Costituzione.

Margini risicati, divieto di surcharge e costi di intermediazione

Il cuore economico della disputa è triplice: prezzo amministrato, divieto di maggiorazione e fee bancarie. In Italia il prezzo delle sigarette è fissato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli; ai rivenditori resta un aggio medio intorno al 10%.

Dal 2017 la normativa nazionale, che recepisce le regole UE sui servizi di pagamento, vieta di aggiungere un sovrapprezzo ai clienti che usano la carta. La stessa Commissione europea ricorda che «le imprese non sono autorizzate ad addebitare costi aggiuntivi per l’uso di una carta di credito o di debito». Ne deriva che ogni transazione elettronica può erodere fino all’intero margine, soprattutto sui pacchetti più economici, trasformando l’obbligo di POS in un costo certo invece che in un incentivo alla tracciabilità.

Obbligo POS tabaccai e commercianti: dall’introduzione del 2014 al “caso 60 euro”

Il POS è formalmente obbligatorio dal 2014 per tutte le attività che vendono beni o servizi al pubblico, ma per 8 anni la norma è rimasta senza sanzioni. Solo dal 30 giugno 2022 è scattata la multa da 30 euro più il 4% dell’importo rifiutato. Nel dicembre 2022 il Governo Meloni tentò di introdurre un’esenzione sui pagamenti inferiori a 60 euro, ipotesi subito criticata da Bruxelles perché ritenuta favorevole all’evasione e quindi ritirata in sede di manovra correttiva. La sentenza genovese rianima ora il dibattito: se il vincolo non può essere “tagliato” per tutti, andrebbe almeno rimodulato per i settori a marginalità regolata (tabaccai in testa) dove la perdita è documentabile e strutturale.

Le reazioni della categoria e le possibili ricadute sui consumatori

La Federazione Italiana Tabaccai ha salutato con favore il verdetto, ribadendo che i rivenditori operano «per conto dello Stato» e non possono sostenere costi di sistema ulteriori. Dal canto loro, le associazioni dei consumatori temono un effetto‑domino: altri esercizi con prezzi fissati amministrativamente (dai rivenditori di valori bollati ai concessionari di biglietti a tariffa unica) potrebbero invocare analoga tutela.

In assenza di un intervento che ritocchi le commissioni sulle micro‑transazioni o preveda un ristoro fiscale mirato, il rischio è un ritorno al contante in fasce di mercato già critiche per la lotta all’evasione.

Per evitare un passo indietro, gli operatori di pagamento stanno studiando formule “micro‑fee” dedicate ai monopoli e ai beni di largo consumo a prezzo fisso: si tratta di canoni flat mensili con zero costi per transazione, sperimentati da alcune banche su corner di lotterie istantanee.

Che cosa aspettarsi ora

La decisione di Genova non fa giurisprudenza vincolante, ma costituisce un precedente che potrà essere richiamato in casi simili. Il Ministero dell’Economia, interrogato in Commissione Finanze, ha dichiarato che valuterà «correttivi mirati per tutelare le piccole concessioni di Stato senza indebolire la strategia cashless».

Nel frattempo, i tabaccai potranno opporsi alle sanzioni con buone chance di successo, mentre i consumatori dovranno abituarsi all’idea di tenere qualche moneta in più quando vogliono acquistare sigarette o valori bollati. La sfida, ancora una volta, è trovare un equilibrio credibile fra modernizzazione dei pagamenti, concorrenza dei circuiti bancari e sostenibilità economica di chi vende prodotti che, per legge, valgono quanto è scritto sul pacchetto.